Paracadutisti “Sorci Verdi” : 50 anni di storia 50 anni di sacrifici e di gloria.
Era l’otto maggio del 1963 quando veniva ricostituita a Livorno la Compagnia Comando Paracadutisti “Sorci Verdi”.
Sono passati 50 anni esatti da quei giorni lontani ed ecco darsi appuntamento, sul piazzale della Caserma “Bandini” di Siena, 400 “Sorci Verdi” appartenenti a ben tre generazioni di paracadutisti, provenienti da tutte le regioni d’Italia, ma con in comune la felicità e l’orgoglio di partecipare, dopo due anni di attesa, al 2° Raduno Nazionale della propria Compagnia .
Il fuoco sopito nell’animo e nel cervello si è riacceso improvvisamente all’ingresso dalla porta carraia, così diversa e però sempre uguale. Rivedere commilitoni e superiori di ogni grado, esteriormente un po’ cambiati dagli anni, ma con negli occhi la stessa fierezza di un tempo è stato impagabile. Come pure impagabile è stato condividere con mogli e figli la storia ed i luoghi da loro sentiti negli anni in tanti racconti.
All’ordine “adunata” paracadutisti in congedo di tutte le età si sono inquadrati per cantare l’inno d’Italia, con il cuore gonfio di commozione, mentre la bandiera di compagnia saliva lenta sul pennone .
“Tante cose sono cambiate in questi ultimi anni; la professionalizzazione della Folgore ha riscritto costumi e addestramenti quello che è però rimasto assolutamente invariato sono lo Spirito ed i Valori che accomunano le generazioni di leva più lontane ai giovani professionisti di oggi”; così il Col. Roberto Angius, comandante del 186° Reggimento Paracadutisti “Folgore”, nel suo discorso di benvenuto ai paracadutisti in congedo.
Inquadrati nello schieramento, ad ascoltare il comandante del reggimento, tre “Leoni della Folgore” presenti al raduno.
L’immancabile Santo Pelliccia, il “Leone” Attilio Antegiovanni ed il “Leone” Luigi Tosti, insieme ai paracadutisti più giovani, hanno voluto poi onorare, con la deposizione di una corona d’alloro, i tanti “fratelli” che sacrificarono la loro giovinezza tra le sabbie di “El Alamein” accomunandoli ai Caduti del reparto dal dopoguerra ai giorni nostri.
Il comandante della compagnia, di oggi, Cap. Liberato Robustelli, ha poi illustrato le attività tipiche del suo reparto evidenziando la centralità dell’impiego e l’attitudine immutata negli anni a portare a termine, anche a prezzo di enormi sacrifici, attività logistiche e di combattimento entrambe “storicamente” appannaggio di una compagnia “particolare” come la “Sorci Verdi”.
Dopo il “rompete le righe”, la visita ai locali della compagnia, la visita alla mostra di armi e mezzi in uso ai paracadutisti, e soprattutto ognuno ha potuto riabbracciare i vecchi commilitoni, conoscere i nuovi “Sorci Verdi” e fare tantissime fotografie.
Dopo aver raggiunto marciando i locali della mensa, il raduno è continuato consumando il “rancio” ed ascoltando il generale Sergio Fucito che così riassume il significato di queste occasioni: è quasi indescrivibile l’emozione, la gioia, che si prova in queste occasioni; un saluto, un abbraccio, una parola, il pranzo come una grandissima famiglia, l’affetto che ogni volta ci si dimostra vicendevolmente, l’orgoglio di conoscere persone che con i loro occhi hanno visto cose e vissuto sulla propria pelle la storia che tutti noi oggi leggiamo sui libri. Il ricordo dei tanti fratelli caduti ma anche osservare coloro che ci hanno preceduto e notare la nostra stessa emozione nell’assoluta consapevolezza che un pezzo di cuore resterà per sempre tra queste mura.
Alle ore 15.00 sono risuonate ancora una volta le note dell’adunata per chiamare tutti a raccolta per l’ammaina bandiera, a cui hanno fatto immediatamente seguito le “tradizionali” pompate che hanno chiuso il raduno con il fermissimo proponimento di essere nuovamente in quel piazzale nella primavera del 2015.
Rientrati ognuno nelle proprie città, le bacheche di Facebook si sono subito riempite con gli ormai “soliti” commenti entusiasti; ne sceglierò uno “a caso” per riassumere il senso di questa giornata:
“Sono stato di nuovo inquadrato, messo sull’attenti, messo sul riposo, ho gridato Folgore, ho marciato, ho pompato; trent’anni da “borghese” cancellati in una mezza giornata.
Sarà…. ma chi è stato nella Folgore…. “borghese” non ci diventerà mai del tutto”.